Intervista | Giancarlo Bosio
Sei direttore creativo di Giorgetti dal 2013, in un periodo in cui il mondo del design e il marchio stesso hanno attraversato profondi cambiamenti. Come si è evoluto il tuo ruolo in questi anni?
Dodici anni in un’azienda sono significativi. Come qualsiasi altro brand, nel tempo Giorgetti ha subito una costante e continua evoluzione di stile e attitudini. Si è molto arricchita dal punto di vista del settore merceologico, ampliando la gamma di offerte e aprendosi non solo verso nuovi mercati, ma anche verso prodotti differenti che raggiungessero una clientela ancor più ampia e variegata.
Negli ultimi dieci anni, abbiamo aggiunto i sistemi come gli armadi e le cucine, l’outdoor, la decorazione, prestando particolare attenzione al settore dei rivestimenti e dei materiali. Siamo passati dal prodotto al progetto, per un vero e proprio lifestyle Giorgetti.
Quali sono gli sviluppi futuri che hai in mente per Giorgetti? In quale direzione pensi si debba sviluppare l’estetica del brand?
Il brand Giorgetti è sempre stato un po’ al di fuori dello stile del design contemporaneo inteso come ricerca di pura linea e innovazione. Ha cercato di rifarsi alla tradizione, incarnando un modo di fare design attuale ma attento alle radici e ai riferimenti canonici dello stile.
È un’azienda con 127 anni di heritage, forte del suo passato, ha fatto dello stesso uno strumento con cui affrontare i progetti del domani. La prospettiva di Giorgetti è quindi di seguire un suo percorso unico e personale, che esprima evoluzione ma che non dimentichi le caratteristiche intrinseche che hanno reso il marchio famoso in tutto il mondo.
Giorgetti in questi anni ha lavorato con alcuni dei più importanti designer a livello internazionale. Ci potresti raccontare una collaborazione che ti è rimasta nel cuore e ti ha portato particolari soddisfazioni?
Parlerei della più recente, ancora felicemente in essere, partnership con Maserati, marchio storico italiano con valori affini ai nostri. Con l’Head of Design Klaus Busse abbiamo sviluppato un dialogo creativo che ci ha permesso di ripensare al concetto di “prodotto”. Cambiare prospettiva è sempre un’occasione di miglioramento e riflessione: il confronto ha portato valore aggiunto allo sviluppo della nostra collezione di interior e alla loro Grecale one-off.
Un’altra collaborazione di rilievo per me sia dal punto di vista di architettura che di interior design è quella che ci ha visto insieme a Richard Meier e Dante Benini nella progettazione del nostro monobrand store a Dubai – in apertura nei primi mesi del prossimo anno 2026. Si tratta in questo caso di un nuovo concetto di store, essendo questo un vero e proprio self-standing building, costruito sul taglio Meier in collaborazione con noi.
Il brand Giorgetti dispone anche di un importante archivio storico di prodotti ancora affascinanti e attualissimi. Qual è il tuo pezzo preferito fra le collezioni storiche di Giorgetti?
Potrei elencarne molti! In questo momento me ne viene in mente uno in particolare la Spring, poltroncina del ’92 di Massimo Scolari. Il prodotto unisce l’idea di design più asciutto e puro al concetto di alta ebanisteria perché nei suoi elementi si riscontrano diverse soluzioni di design tipiche di questo genere di oggetti: la lavorazione del massello, l’inserzione di elementi tecnologici nella struttura che permettono il movimento, piccoli dettagli di intarsio nello schienale dove sono visibili bottoni in ebano.
Nell’insieme, Spring è veramente un piccolo archetipo di progetto essenziale e al contempo molto ricco.
Ci potresti raccontare l’ispirazione che hai seguito nel realizzare la vetrina Giorgetti presso il nostro showroom Salvioni Milano Durini?
Quella che vediamo in questo allestimento di Giorgetti è la visione di un mondo contemporaneo dotato di grande profondità. I diversi elementi scelti si innestano fra loro in strati concettuali sovrapposti, ognuno più caratterizzato dell’altro.
Prendiamo ad esempio la boiserie: i toni e temi qui raffigurati richiamano in qualche modo i segni tipici di Portaluppi, uno degli architetti più importanti della Milano dei primi del ‘900, immersa in un clima di fervore e cambiamento radicali.
Ho trovato questi pannelli in una Galleria di antiquariato che ci sostiene e affianca da anni. Pur risalendo ai primi del ‘700, questi pannelli possiedono numerosi elementi che richiamano il segno di Portaluppi: il classico quadrifoglio, la stella e altri piccoli dettagli che a Milano sono presenti in molte facciate.
Mi è sembrato affascinante cogliere l’occasione di parlare degli anni ’30 e di una Milano all’epoca molto di tendenza, attraverso strumenti che non sono per niente appartenuti a questa città, ma che in qualche modo portano testimonianza di questo gusto e raffinatezza nel dettaglio.
In questa vetrina ricoprono particolare importanza i riferimenti al mondo dell’arte, in un affascinante mix di opere orientali d’epoca e sculture contemporanee. Quale è secondo te il rapporto tra arte e interior design? Quali correnti artistiche ti affascinano di più?
Non credo si possa davvero parlare di rapporto fra arte e design, in quanto per me queste due metà fanno parte di un unico tutto.
Nel design più moderno è facile leggere riferimenti e stratificazioni riconducibili al mondo dell’arte, esternazione del fatto che uno compenetra l’altro semplicemente perché risiede dentro di noi: in ciò che abbiamo visto, letto e fatto esperienza.
In questa vetrina di Giorgetti, il mondo dell’arte è rappresentato dalle collaborazioni che il marchio ha sviluppato negli anni con il settore dell’arte, di cui è possibile ammirare alcuni pezzi. Questi influssi sono molto positivi, in quanto permettono di arricchire il proprio stile e donare un tocco di tendenza a ogni contesto.
In poche parole: guardare al passato per innovare il futuro.