Intervista allo studio Gori&Yoon | Architettura e Design | Salvioni
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11/06/2020

Intervista allo Studio di architettura Gori&Yoon

Lo studio Gori&Yoon architecture nasce nel 2018 a Firenze dall’architetto italiano Elisa Gori e l’interior designer sud-coreano Jaehyun Yoon.

Il loro lavoro spazia dall’architettura all’interior design, e definisce il proprio gusto grazie alla perfetta commistione di stile italiano e coreano, innovazione e ricerca, semplicità estetica delle forme e inconfondibile impronta concettuale. A cavallo fra tradizione e modernità, Gori&Yoon si fa portavoce di un modo d’arredare ricco di dettagli e capace di soddisfare tanto il settore pubblico quanto il privato.

Affascinati dalla qualità dei loro progetti, abbiamo chiesto a entrambi di parlarci un po’ di sé, raccontando brevemente qualcosa del loro modo di lavorare e vivere il mondo dell’interior design.

Provenite da due paesi lontani con culture e tradizioni architettoniche molto diverse. Come è lavorare insieme? Come vi dividete i compiti? Quali elementi ritenete di aver conservato maggiormente della tradizione fiorentina e di quella coreana?

Lo studio Gori&Yoon è frutto del nostro reciproco desiderio di lavorare insieme per creare uno stile unico e personale che riuscisse a rispecchiare le tradizioni da cui proveniamo. Il successo è arrivato poco dopo, grazie a un progetto di Milano in via Lovanio la cui grande risonanza sulle piattaforme social ci ha procurato molte proposte di lavoro nonché interviste e menzioni su svariate riviste del settore. Nel lavoro ci dividiamo i compiti e aree di influenza, confrontandoci costantemente su ogni singolo passaggio ma cercando di puntare ognuno sull’aspetto in cui riesce meglio a esprimere le proprie qualità. Parte tecnica e parte creativa vengono quindi spartite equamente e trattate come aspetti di eguale importanza per il raggiungimento del risultato finale. Io, Elisa, mi occupo principalmente della progettazione esecutiva, mentre Jaehyun si dedica maggiormente alla parte creativa e decorativa.

C’è qualche grande maestro che è per voi particolare fonte di ispirazione? Nel mondo del design e dell’architettura contemporanea, chi apprezzate maggiormente?

In genere cerchiamo di trarre ispirazione dalla vita di tutti i giorni, cercando di far combaciare aspetti tecnici e funzionalismo. Come stile contemporaneo amiamo molto il designer Piet Boon, capace di creare non solo uno stile minimal e semplice, ma di dare a ogni suo progetto anche una personale sfumatura calda e di grande accoglienza visiva. La sua estrema attenzione al dettaglio conferisce all’ambiente eleganza e vitalità, elementi necessari per renderlo vivibile ogni parte della casa.  Apprezziamo anche Piero Lissoni, la cui ricerca e ispirazione rappresenta per noi un’importante traccia da seguire.

Nei vostri progetti vi siete confrontati sia con ambienti moderni che con storici palazzi provvisti di interni già riccamente decorati. Com’è misurarsi con realtà tanto diverse fra loro? È per voi difficile colmare le diversità stilistiche dei mondi cui appartenete?

Apparteniamo entrambi a una generazione dove la globalizzazione fornisce ogni giorno e sempre più nuovi spunti espressivi, arricchendo il panorama del design d’arredo di nuove possibilità. I punti in comune fra architettura e interior di epoche e luoghi diversi sono già moltissimi, e in futuro non potranno che aumentare. Contemporaneo o tradizionale che sia, per noi ogni ambiente rappresenta una eguale fonte d’ispirazione, una sfida in cui amiamo riversare entrambe le nostre personalità fuse in uno stile comune.

I vostri ambienti sono dominati da toni bianchi e ricchi di luce. Quanto è importante secondo voi per un interior designer riuscire a creare ambienti riconoscibili, che portino immediatamente la sua “firma”?

Nelle fasi di progettazione, per noi è molto importante il confronto con il cliente così da comprenderne al meglio lo stile, gusto ed esigenze. La maggior parte delle volte questo passaggio è semplice, perché chi ci contatta conosce già il modo in cui lavoriamo e sposa il senso estetico che ci caratterizza. Quando troviamo invece delle difficoltà, in genere cerchiamo di creare una mediazione per accontentare tutti, sempre puntando però nell’affermare la nostra personale visione di interior.

Al momento siete specializzati in progetti di interior privati e per spazi pubblici. Avete una predilezione per l’uno o per l’altro? In quale progetto pensate di aver espresso meglio il vostro stile?

Fino a oggi abbiamo avuto modo di lavorare in entrambi i campi. Amiamo molto ambedue, sebbene la nostra predilezione vada spesso alla parte privata dove abbiamo avuto modo di misurarci più spesso ed esprimerci al meglio. Il pubblico rappresenta però uno snodo di grande interesse, perché ci permette una maggiore visibilità e fruizione da parte delle persone.

Pensate di cimentarvi in futuro anche con il design di prodotto oppure esula dai vostri interessi? Nel caso, avete già qualche idea al riguardo?

Da tempo guardiamo al design di prodotto come una delle possibili strade da percorrere e a cui tendere come nuovo spunto per la nostra carriera. Al momento ci stiamo però concentrando sullo sviluppo della nostra attività tanto nel pubblico quanto nel privato, per cui crediamo di dedicarci a quell’ambito in futuro.

Nei vostri progetti riuscite a combinare in maniera efficacissima arredi da tutti il mondo: italiani, scandinavi, americani… Come vedete il momento attuale del design italiano? Pensate che abbia ancora un ruolo di preminenza nel panorama mondiale?

La valenza dei materiali nonché la maestria artigianale del design italiano rendono da sempre unico il Made in Italy, un faro di punta cui ispirarsi per tendenze storiche e trend più recenti. Nella sua accezione, rappresenta certamente l’eccellenza di fascia alta. Per i nostri progetti, spesso guardiamo anche all’estero per diversificare la proposta d’arredo e spaziare verso fasce di gusto più eterogenee, indispensabili per mantenersi aggiornati e al passo con i nuovi trend di settore. Un’evoluzione interessante del Made in Italy potrebbe consistere nell’incentivare l’ingresso di nuovi talenti provenienti da tutto il mondo, perfetti per esprimere un gusto internazionale e rilanciare ulteriormente lo stile del design d’alta gamma. Citiamo in questo senso lo studio Gamfratesi, un’importante scommessa italo-danese che perfettamente riesce a integrarsi in spazi di gusto ibridi e innovativi.

In quale dei vostri molteplici progetti pensate di aver espresso meglio il vostro stile? Avete dei brand a cui vi rivolgete in particolare per denotare il vostro “marchio di fabbrica”?

Nel nostro lavoro amiamo sperimentare soluzioni e stili. Per questo motivo abbiamo deciso di non porci alcun limite di scelta, preferendo lasciarci ispirare dal contesto piuttosto che da particolari convenzioni stilistiche. Mischiare è per noi fondamentale per creare un’armonia con lo spazio, scansando ancoraggi sia regionali che temporali. Crediamo che il nostro vissuto ci abbia forgiato in tal senso: in grandi città come Firenze o Seoul, non è raro veder sorgere accanto a grandi edifici storici nuove costruzioni contemporanee e avveniristiche senza che l’impatto visivo ne venga minimamente compromesso.

Il vostro progetto per l’appartamento a Milano in via Lovanio ha avuto un enorme riscontro sui social network, con centinaia di citazioni. Quanto sono importanti questi strumenti oggi? Aiutano davvero a entrare in contatto con nuovi committenti?

In base alla nostra esperienza, i social possono rappresentare un efficace strumento comunicativo per architetti e interior designer che desiderino far conoscere il proprio lavoro in tutto il mondo. Nei primi tempi, lo studio Gori&Yoon aveva in effetti aperto un sito per condividere progetti e immagini dei propri lavori, ma è stato con Instagram che si sono presentate le vere opportunità: convogliando una comunicazione per immagini, è stato il mezzo perfetto per mostrare il nostro lavoro raggiungendo diverse utenze di tutto il mondo. La svolta decisiva avvenne però quando una famosa influencer e interior designer americana condivise il nostro progetto a Milano di via Lovanio, dandogli una forza propulsiva cui sono seguite numerose offerte e proposte lavorative.

 

Ph: Gori&Yoon architecture